La serie TV Suburra, tratta dall’ omonimo romanzo di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo e prequel del film del 2015, è la prima fiction di produzione interamente italiana distribuita su Netflix. Controversa, diretta ed incredibilmente verosimile, per molti rischia di dare una brutta immagine della Capitale.
Le vicende raccontate nella serie tv Suburra
Già prima dell’ inchiesta ribattezzata Mafia Capitale, gli autori del romanzo avevano tracciato alcune linee guida incredibilmente somiglianti ai fatti che allora stavano ancora venendo a galla, legati alla corruzione di Roma ed in particolare al giro criminale fondato da Massimo Carminati.
In particolare quest’ ultimo sembra essere la vera ispirazione del personaggio della serie tv di Suburra denominato il Samurai, un cultore delle tradizioni orientali, capace di fare da paciere fra le bande criminali più potenti della Capitale ed organizzare un giro d’affari che va oltre ogni immaginazione.
La fiction, successiva a quanto emerso dalle indagini su Mafia Capitale, si ispira fortemente alle vicende che il maxi processo ha portato a galla, allacciandosi a quanto già narrato nel film e nel romanzo che, seppur di “fantasia” erano riusciti a denunciare fatti verosimili di quanto stava accadendo effettivamente a Roma.
Le preoccupazioni per l’ immagine della Capitale dopo Suburra
Sono in tanti quelli che hanno polemizzato sull’ immagine che la serie tv di Suburra sta dando a Roma nel mondo. A conti fatti però questa fiction non ha fatto altro che raccontare una realtà, brutta e scomoda quanto si vuole, ma pur sempre vera e basata sui fatti.
Dunque la domanda è: Si deve davvero condannare il messaggio della scrittura, del cinema o delle fiction, solo perché raccontano verità scomode? Roma non è fatta solo di criminali, politici corrotti e caste religiose più attaccate ai soldi che alla fede, questo i cittadini intelligenti lo sanno, ma “nascondere la polvere sotto il tappeto” è probabilmente l’ ultima cosa che dovremmo fare.