Come sicuramente saprete, già da qualche tempo il Partito Democratico ha visto una grossa fetta dei suoi iscritti lasciare il gruppo. Fra questi spiccano nomi come Pierluigi Bersani, Massimo D’Alema e molti altri. La separazione era già nell’aria da parecchio tempo a causa dei contrasti con l’amministrazione Renzi mai del tutto sopiti e sfociati in massa dopo il fallimento del Referendum di dicembre.
La scissione ha dato quindi origine ai “Democratici e Progressisti”, che raccoglie tutti gli esuli del partito democratico nel tentativo di creare un centro sinistra alternativo a quello Renziano accusato in più riprese di tendere troppo verso destra.
In una recente intervista Bersani ha spiegato le proprie ragioni per la scelta di abbandonare il partito e alla domanda di un giornalista che gli chiedeva se questa scissione non fosse una resa alla destra e al movimento 5 stelle di Beppe Grillo, ha risposto: “Il Pd di Renzi non è in grado di organizzare un centrosinistra largo. E senza un centrosinistra largo vince la destra e vince Grillo. Il Pd da solo perde, io lo so da due anni, si è visto alle amministrative. Io faccio quello che faccio al fine di battere la destra”.
Alcuni gli hanno anche chiesto se lo strappo fosse stato evitabile e Bersani ha detto: “Speravo fosse possibile riprendere per i capelli la situazione con un percorso vero e serio che consentisse una discussione profonda in futuro, con una correzione di linea nell’azione di governo. Ma invece niente, si va dritti, dritti, dritti”.
Rimane da vedere come i Democratici e Progressisti gestiranno le nuove alleanze, che si vocifera essere già in crisi per la decisione di sostenere o meno l’attuale governo Gentiloni, poiché ritenuto da alcuni una fotocopia del governo Renzi.