Nonostante tutte le acclamazioni dei partiti che sostengono di aver riportato alla ripresa economica nazionale, il mercato immobiliare italiano sembra essere ancora fermo al pieno periodo di crisi con prezzi che hanno ormai raggiunto i minimi storici. La svalutazione degli immobili è continua, basti pensare che dal 2007 a oggi le nostre case hanno perso ben il 23% del loro valore iniziale. Ma a cosa è dovuta questa apparente inarrestabile discesa verso l’oblio?
Eurostat ha raccolto dati di ripresa in quasi ogni stato europeo con Francia (+3,5%), Germania (+3,7%), Olanda (+7,3%) e Spagna (+5,6%) che nel secondo trimestre del 2017 guadagnano maggiormente, e punte come l’Irlanda che registra una crescita del 10,6% e la Repubblica Ceca dove il costo delle case è cresciuto del 14% rispetto al periodo di crisi. In Italia però, seppur anche qui vi siano stati leggeri rialzi, i prezzi delle case e degli edifici in generale, sono ancora bassi.
L’ultimo aggiornamento delle statistiche Istat del terzo trimestre 2020 sono di una diminuzione del nostro IPAB – l’indice dei prezzi delle abitazioni – dello 0,5% rispetto al trimestre precedente e dello 0,8% nei confronti dello stesso periodo del 2019.
Secondo ConfEdilizia il principale responsabile per questa difficile ripresa economica del mercato immobiliare italiano è senza ombro di dubbio il fisco. Che le tasse nel nostro Paese siano fra le più alte in Europa non è certo una novità ma esse danneggiano la capacità dei cittadini di poter acquistare case ed immobili, trascinando verso il basso tutto il settore.